I “Tiziano” del Professore
Una perizia di Giuseppe Fiocco (1968)
Il giorno fisso era il sabato. Il professore riservava un tavolino al Pedrocchi, lo storico caffè di Padova: uno alla volta cominciavano ad arrivare collezionisti e antiquari con cui aveva preso appuntamento. Portavano un quadro (se non troppo grande) e una fotografia in bianco e nero. Il professore analizzava l’opera e dopo poco cominciava a scrivere sul retro della fotografia.
Ad esempio così:
Questa tela di cm 48×38 rappresentante a mezzo busto una giovane Dama è, a mio parere, opera tipica e indubitabile di Tiziano. Nessuno al pari di lui sapeva dare alle sue figure una vita così poetica e positiva insieme. Spetta al Maestro intorno al 1550. G. Fiocco, Padova, 1 febbraio 1968.
Poi ritirava la busta con i soldi e qualche volta, se l’interlocutore gli era simpatico, gli sussurrava all’orecchio, sorridendo: “Vuole sapere chi è davvero l’autore del suo “Tiziano”? Damiano Mazza …”.
Giuseppe Fiocco era uno dei più noti studiosi d’arte italiani, conosciuto in tutto il mondo per le sue importanti ricerche, in particolare sull’arte veneta. Era stato allievo di Adolfo Venturi, uno dei padri della disciplina, e da lui aveva appreso la consuetudine di redigere perizie di questo genere. Ce ne restano centinaia. Ma non era il solo a compilarle, anzi. Quasi tutti i suoi colleghi che si occupavano di pittura praticando l’“attribuzionismo” – ossia l’individuazione di un autore di un’opera sulla base dell’analisi dei dati formali – erano letteralmente assediati da proprietari che desideravano stabilire la paternità, e di conseguenza il valore, dei quadri da loro posseduti. Ovviamente ci si rivolgeva agli specialisti più accreditati e disponibili a tali “collaborazioni”. Così, il mondo del collezionismo e del mercato dell’arte nel corso del ‘900 è stato inondato da perizie di questo genere, che accompagnavano – e ancora accompagnano – tantissimi dipinti. Ma che valore hanno tali certificazioni? Se inoppugnabilmente documentate, non poco: ma è rarissimo. Di solito zero, o poco più. È un dato di fatto, anche se non può fare piacere ai proprietari, che continuano a considerare quei pezzi come ‘tesori di famiglia’ e che però non possono che prendere amaramente atto della realtà quando si rivolgono a case d’asta e mercanti per rivendere le loro opere. La storia dell’arte avanza inesorabilmente e i suoi protagonisti si susseguono di continuo: chi era il numero uno un tempo, raramente lo è ancora, anzi, c’è sempre qualcuno di più aggiornato e à la page cui rivolgersi E quindi si riparte da zero … Quasi ogni opera d’arte pone problemi di identificazione e interpretazione: raramente c’è un punto fermo che consente di affermare con certezza un nome e una data. Non avete idea di quanti dipinti siano accompagnati da perizie che li dichiarano “eseguiti con certezza da Tiziano, Raffaello, Tintoretto & C.”, ma solo pochissimi lo sono davvero. Il problema è sempre lo stesso: chi è in grado di stabilirlo?
(Della serie: a volte è quasi meglio non averlo, uno ‘pseudo-Tiziano’ …)
Il contributo si deve a Enrico Maria Dal Pozzolo – Università di Verona
(Chi fosse interessato al tema, si veda, dello stesso Enrico Maria Dal Pozzolo, l’articolo dal titolo L’attribuzione non è sempre una scienza esatta, in “Robinson” supplemento settimanale de “La Repubblica”, n. 177, 9 maggio 2020, p. 23)