L’eredità del Cadorino: Tiziano nei taccuini di Anton van Dyck
BERNARD AIKEMA E CARLOTTA STRIOLO
Martedì 14 agosto 2018 ore 18.00
Chiesa di San Giovanni Battista – Vinigo di Cadore
Nel corso della sua permanenza in Italia, fra 1621 e 1627, il pittore anversese Anton van Dyck realizza il cosiddetto Italian sketchbook, un taccuino formato da centoventuno fogli, riempito con una serie di disegni per la maggior parte eseguiti a penna e bistro, ora conservato al British Museum di Londra. Questo libretto comprende copie tratte da opere di artisti italiani del XVI secolo, riflessioni, disegni dal vero e appunti. La scelta di utilizzare questo mezzo per raccogliere ed organizzare le fonti visive è stata messa in relazione al modello fornito al giovane van Dyck dal suo maestro Rubens, che compila a sua volta un libro di disegni durante il viaggio in Italia fra 1600 e 1608. Come Rubens, van Dyck copia e colleziona opere di Tiziano e, al momento della sua morte, possiede quattro copie e diciannove dipinti originali dell’artista. Questo interesse per i lavori del Cadorino è evidente sin dal giovanile taccuino italiano di van Dyck, documento strabiliante in quanto contenete circa duecento disegni, due terzi dei quali tratti proprio da dipinti di Tiziano.
A partire da questo taccuino si cercherà di definire quali scelte l’artista abbia compiuto all’interno della vasta produzione tizianesca, quali ragioni abbiano guidato la sua selezione e in che modo abbia elaborato i modelli all’interno della sua opera pittorica.
Bernard Aikema, laureato ad Amsterdam, professore all’Università di Nimega (Olanda) e Lovanio (Belgio), è stato guest professor a Princeton e ad Harvard, ha tenuto conferenze sull’arte veneta in molti paesi europei e nel nord America, è autore di oltre 100 pubblicazioni in inglese e italiano sulla pittura e il disegno veneziani. I metodi di ricercano spaziano dalla filologia all’iconologia, alla storia sociale dell’arte. E’ stato ideatore e co-curatore di mostre che si sono tenute alla Fondazione Cini, ad Amsterdam e a New York. Nel ’99 a Venezia a Palazzo Grassi cura “Il Rinascimento a Venezia e la pittura del Nord”; a Roma nel 2010, alla Galleria Borghese la mostra “Lucas Cranach. L’altro Rinascimento”; a Verona al Palazzo della Gran Guardia “Paolo Veronese, l’illusione della realtà” (2014). Dirige progetti di ricerca internazionali ed è membro dell’Ateneo Veneto e dell’Accademia Europea; è Cavaliere all’Ordine del merito della Repubblica Italiana.
Carlotta Striolo, si è laureata in Discipline Artistiche all’Università degli Studi di Verona con una tesi relativa agli scambi iconografici fra l’ambito veneto e il nord delle Alpi. Ha in seguito collaborato a un progetto di Digital Humanities con l’École polytechnique fédérale di Losanna (EPFL) volto allo sviluppo di un software per il riconoscimento di pattern nelle opere d’arte, con un focus sulla diffusione dei modelli di Tiziano a livello europeo. Nel 2017 ha iniziato il dottorato in Arte in cotutela fra l’Università di Verona e la Ghent University, focalizzato sul taccuino italiano di Anton van Dyck e gli sketchbook di Rubens.
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