Tiziano Vecellio
1483/85-1488/90
Tiziano nasce a Pieve di Cadore: la data, compresa tra questi anni e non documentata, resta assai discussa.
1508-1509
Succede a Giorgione nella decorazione del Fondaco dei Tedeschi a Rialto, eseguendo gli affreschi della facciata di terra. La prima testimonianza in merito è fornita da Lodovico Dolce (1557), il quale ricorda che Tiziano subentrò nell’impresa “non avendo egli ancora vent’anni”.
1511
Il nome di Tiziano appare nel libro dei conti della Scuola del Santo a Padova per l’esecuzione di tre affreschi con i Miracoli di Sant’Antonio. Il 2 dicembre riceve dalla Scuola il saldo delle tre scene dipinte.
1513
Tramite Pietro Bembo è invitato a recarsi a Roma in qualità di pittore della corte pontificia, ma preferisce offrire i propri servigi alla Serenissima, impegnandosi a dipingere nella Sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale il telero con una Battaglia (distrutta nell’incendio del 1577: ne rimane memoria in un’incisione del Fontana del 1569). Il dipinto, consegnato solo nel 1538, avrebbe rappresentato la Battaglia di Cadore, tema fortemente voluto dal doge Andrea Gritti. Nel maggio dello stesso anno apre bottega a San Samuele: tra gli aiutanti vi sono Antonio Buxei e Ludovico di Giovanni.
1516
Dopo la morte di Giovanni Bellini inizia i rapporti con la corte di Ferrara, dove è presente tra il 31 gennaio e il 22 marzo. Germano Casale, guardiano del convento di Santa Maria Gloriosa dei Frari gli commissiona l’Assunta, collocata sull’altare maggiore della chiesa il 19 maggio 1518.
1517
Ottiene la Sensaria del Fondaco dei Tedeschi, già di Giovanni Bellini, che gli comporta una serie di benefici quali l’esenzione dalle tasse, il pagamento annuale di 100 ducati e il riconoscimento di altri 25 ducati per ogni ritratto ufficiale dei dogi destinato alla sala del Maggior Consiglio.
1520
Dipinge la Madonna in gloria col Bambino e angeli, San Francesco, San Biagio e il donatore (Pinacoteca Comunale, Ancona) per il mercante raguseo Alvise Gozzi, che è la sua prima opera datata. La pala è ispirata al modulo compositivo della Madonna di Foligno di Raffaello (1512, Pinacoteca Vaticana).
1522
Porta a termine il polittico per il legato pontificio Altobello Averoldi, (chiesa dei Santi Nazaro e Celso, Brescia).
1523
Iniziano i rapporti con Federico II Gonzaga e la corte di Mantova. Esegue un ritratto ufficiale del doge Andrea Gritti (oggi disperso) che gli commissiona inoltre l’affresco con San Cristoforo compiuto in sole tre giornate di lavoro (Venezia, Palazzo Ducale). Invia a Ferrara uno dei “Baccanali” per il duca Alfonso d’Este.
1525
Sposa Cecilia di Perarolo di Cadore, da tempo sua convivente e dalla quale aveva già avuto i figli Pomponio e Orazio, mentre intorno al 1530 nascerà Lavinia.
1526
L’8 dicembre la Pala Pesaro (Venezia, Frari), commissionatagli dal vescovo Jacopo Pesaro sette anni prima, è collocata sull’altare dell’Immacolata Concezione. La pala aveva occupato Tiziano fin dal 1519, anno in cui fu versato il primo acconto, al 1526, data del pagamento finale, per un compenso complessivo di 102 ducati.
1530
Il 27 aprile la pala con l’uccisione di San Pietro martire (distrutta nell’incendio del 16 agosto 1867) è collocata sull’altare della confraternita intitolata al santo nella chiesa di San Giovanni e Paolo di Venezia. Esegue il primo ritratto di Carlo V (oggi disperso), in occasione della sua incoronazione avvenuta a Bologna: tra i due si stringerà un rapporto che ha pochi paragoni nella storia dell’arte. Il 3 agosto muore la moglie Cecilia.
1531
E’ esposto in Palazzo Ducale il quadro votivo del doge Andrea Gritti. In settembre Tiziano abbandona la bottega a San Samuele e si trasferisce ai Biri, in contrada San Canciano, dove abiterà fino alla morte.
1533
Durante un nuovo soggiorno di Carlo V a Bologna ritrae ancora l’imperatore (ritratto di Madrid, Museo del Prado), che gli concede il titolo di conte palatino , titolo che permette al pittore di creare notai e di legittimare figli naturali.
1538
Completa il telero della Battaglia per Palazzo Ducale e quello con la Presentazione di Maria al Tempio (Venezia, Gallerie dell’Accademia) per la sala dell’Albergo della Scuola della Carità. Termina i ritratti di Francesco Maria Della Rovere e di Eleonora Gonzaga ed esegue la Venere d’Urbino per il loro figlio Guidobaldo (tutti a Firenze, Galleria degli Uffizi) .
1539
Esegue il ritratto del doge Pietro Lando (distrutto), succeduto ad Andrea Gritti.
1540
E’ di quest’anno il ritratto del cardinal Pietro Bembo (Washington, National Gallery). La conoscenza e la stima reciproca tra Tiziano e il grande letterato risale all’inizio del secolo. I componimenti poetici e i dialoghi amorosi raccolti negli Asolani sono la chiave per la lettura iconologica delle opere di Tiziano giovane.
1541
Consegna l’Allocuzione di Alfonso d’Avalos, marchese del Vasto, governatore di Milano (Madrid, Prado). Ottiene da Carlo V una pensione annua di cento ducati sulla cassa di Milano.
1543
Incontra e ritrae a Busseto Carlo V e Paolo III. Firma e data l’Ecce Homo (Vienna, Kunsthistorisches Museum) per il ricco mercante Giovanni d’Anna.
1544
Porta a termine i tre dipinti di soggetto biblico (Caino e Abele, Sacrificio di Isacco, Davide e Golia) per il soffitto della chiesa di Santo Spirito in Isola, oggi conservati nella sagrestia della chiesa di Santa Maria della Salute.
1545
Esegue il ritratto del letterato Pietro Aretino, suo grande amico e fondamentale supporter (Firenze, Pitti). In settembre è a Pesaro e Urbino. In ottobre si sposta a Roma dove lavora per Paolo III e la cerchia dei Farnese. È accompagnato alla visita delle antichità da Giorgio Vasari e da Sebastiano del Piombo. La Danae (Napoli, Museo di Capodimonte), eseguita per il cardinale Alessandro Farnese, è vista da Michelangelo che, pur apprezzando il colore, ne critica la “mancanza d’arte e di disegno”.
1548
Si trasferisce ad Augusta in occasione della Dieta Imperiale. Esegue il ritratto di Carlo V a cavallo (Madrid, Prado) e quello di Carlo V in poltrona (Monaco, Alte Pinakothek) nonché quello postumo dell’Imperatrice Isabella (Madrid, Prado), morta nel 1539, e quello di Carlo ed Isabella insieme (disperso), a noi noto attraverso una copia di Rubens. Rientra a Venezia in ottobre, e nel dicembre ritrae a Milano il principe Filippo, figlio di Carlo V. Una così ampia produzione ritrattistica conferma la testimonianza del Vasari: “non è stato quasi alcun signore di gran nome, né principe, né gran donna, che non sia stata ritratta dal Tiziano”.
1550-1551
Tiziano torna nuovamente ad Augusta per un lungo periodo, durante il quale esegue quadri di devozione, dipinti cortigiani di soggetto amoroso e ritratti di funzionari dell’impero.
1552
Ha inizio il lungo carteggio con Filippo che si conserva nell’archivio reale spagnolo di Simancas. L’illustre committente che, in seguito all’abdicazione di Carlo V, assumerà con il nome di Filippo II la corona di Spagna (ma non quella Imperiale), chiederà al pittore negli anni successivi una serie di opere, sia di soggetto religioso che di soggetto mitologico.
1554
Spedisce a Carlo V la Gloria (Madrid, Prado), immagine del trionfo della Santissima Trinità, che dopo l’abdicazione il sovrano porterà con sé nel monastero di Yuste. Per Filippo, divenuto ormai suo destinatario privilegiato, dipinge Danae e Venere e Adone (Madrid, Prado).
1555
Esegue il ritratto del doge Francesco Venier (Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza)..
1559
Invia a Filippo II le “poesie” di Diana e Atteone e Diana e Callisto (ora in “comproprietà” tra la National Gallery di Londra e la National Gallery di Edimburgo) e la Deposizione nel sepolcro (Madrid, Prado). Lavora ancora al Martirio di San Lorenzo per l’altare di Lorenzo Massolo nella chiesa dei Crociferi (oggi Gesuiti) a Venezia. Nel testamento del mercante Antonio della Vecchia si parla per la prima volta dell’Annunciazione più tardi collocata nella chiesa di San Salvador. Sul finire dell’anno muore il fratello Francesco che per lungo tempo aveva curato l’amministrazione degli interessi materiali della famiglia in Cadore, soprattutto il commercio del legname.
1562
Invia a Filippo II il Ratto di Europa (Boston, Isabella Stewart Gardner Museum).
1565
Assieme a Marco Vecellio (figlio del cugino Toma Tito che per Tiziano resterà il notaio di fiducia in Cadore), a Emanuele Amberger e a Valerio Zuccato, si reca a Pieve di Cadore per formalizzare l’impegno solenne di far eseguire sui suoi cartoni degli affreschi per il coro della Chiesa Arcidiaconale; l’impresa, iniziata nel 1566, avrà compimento l’anno seguente. Nella stessa chiesa esegue la paletta ancor oggi sull’altare di famiglia, ricordata dopo dal Vasari, che l’aveva vista nel maggio del 1566 visitando lo studio veneziano del pittore.
1566
Viene eletto, con altri artisti veneziani (tra i quali il Palladio), membro della Accademia fiorentina del disegno, certamente su segnalazione dello stesso Vasari. Ottiene dal Consiglio dei Dieci il copyright per la riproduzione a stampa di alcune sue opere eseguita dall’incisore fiammingo Cornelis Cort.
1570
A partire da questa data e negli anni seguenti si collocano tre capolavori di soggetto mitologico dell’ultimo Tiziano, caratterizzati da un linguaggio sperimentale di “macchie, spessori, vortici, sbavature e strisciature” (Gentili 2012): il Bacco e Arianna (tradizionalmente “Ninfa e pastore”) del Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Supplizio di Marsia nella Pinacoteca del Castello a Kroměříž in Moravia, la Morte di Atteone della National Gallery di Londra.
1571
Invia a Filippo II il Tarquinio e Lucrezia (Cambridge, Fitzwilliam Museum).
1574
Riceve la visita di Enrico di Valois, in viaggio verso la Francia per l’incoronazione come Enrico III. Nel dicembre invia ad Antonio Perez, segretario di Filippo II, un lungo elenco delle pitture inviate nei decenni precedenti, richiedendone il pagamento.
1575
Invia a Filippo II il San Gerolamo destinato al monastero di San Lorenzo dell’Escorial e lì ancora conservato. Un documento rilasciato nel marzo dalla nunziatura apostolica intima ai frati di Santa Maria Gloriosa dei Frari di restituire al pittore la Pietà, poiché questa era stata collocata in luogo diverso da quello convenuto. L’estremo capolavoro di Tiziano, originariamente destinato alla sua sepoltura, è conservato nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
1576
Il 27 agosto muore a Venezia nella casa ai Biri mentre infuria la peste. È sepolto ai Frari il giorno seguente, in fretta e furia. Poche settimane dopo muore nel lazzaretto anche il figlio Orazio. La casa/bottega, abbandonata e saccheggiata, nel 1581 sarà venduta dal figlio Pomponio a Cristoforo Barbarigo insieme alle opere in essa rimaste.