Gli imprevisti del mestiere
Tiziano Vecellio, Ritratto di Carlo V a cavallo, 1548, Museo del Prado, Madrid
Il 1° settembre 1548 Tiziano scriveva, in una delle sue lettere indirizzate ad Antoine Perrenot de Granvelle, che “Anchor mi starò sei zorni qua per spedir de Sua Maestà a cavalo, il qual porta più tempo de quello che io pensava[1]”. Come si può ben intendere il dipinto di cui si scrive è proprio il famoso Ritratto dell’Imperatore Carlo V a cavallo a Mühlberg, oggi conservato presso il Museo Nacional del Prado, che commemora la vittoria di un anno prima del sovrano sulle truppe della Lega di Smalcalda.
Quello che forse a molti è sconosciuto è il motivo del ritardo della consegna. I dipinti ad olio su tela necessitavano di lunghi periodi di “stallo” per l’asciugatura dei colori e delle vernici utilizzati. Per questo motivo era pratica comune esporre i dipinti, solitamente eseguiti durante la stagione calda estiva, all’azione del vento o delle correnti d’aria. Proprio in occasione di uno di questi momenti di asciugatura all’aria il dipinto di Carlo V a cavallo sarebbe infatti stato sollevato da una folata e sarebbe andato a sbattere contro un palo con violenza. La tela si strappò così in corrispondenza della groppa del cavallo provocando una lacerazione a forma di sette. Tiziano dovette correre ai ripari, anche grazie all’aiuto del pittore Christoph Amberger, ricucendo lo strappo e ridipingendo la parte lesionata, posticipando così la consegna alla committenza. L’incidente accaduto, sapientemente nascosto all’occhio dei contemporanei di Tiziano, è stato però riportato alla luce in un restauro del 2009 del Museo del Prado nel quale grazie alle indagini diagnostiche è stato possibile vedere la lacerazione e il successivo intervento dell’artista.
Imprevisti di questo tipo risultavano essere frequenti non solo tra i più “maldestri” pittori, ma anche tra i più grandi e importanti pittori, come appunto nel caso appena visto di Tiziano. La grande differenza e abilità stava però nel saper sapientemente porre rimedio al danno, riuscendo a ingannare così anche l’occhio della famiglia imperiale che accolse di buon grado il dipinto tizianesco.
[1] Lettera integrale disponibile in Tiziano. L’epistolario a cura di L. Puppi, Alinari-24Ore, 2012, pp.155-157.