La “crudel impresa” di Cadore

La “crudel impresa” di Cadore

Tiziano Vecellio, Battaglia di Spoleto (ca. 1538), Museo del Louvre, Parigi

Una delle battaglie più importanti della storia moderna che avrebbe cambiato le sorti e i giochi di potere nello scenario europeo avvenne proprio in Cadore.

Massimiliano I d’Asburgo intendeva scendere in Italia per affermare le “quaestioni” tedesche e imperiali, in netta contrapposizione con la sempre più crescente influenza francese. Ma Venezia vedeva nella marcia dell’Imperatore verso Roma anche una possibile occasione di attacco alla sua potenza, in quegli anni in continua espansione. Disposte le truppe lungo i confini e valichi d’accesso alla Penisola, nei pressi del Cadore e del Friuli, e iniziata la discesa verso l’Italia, lo scontro si prospetta ormai inevitabile.

Giovedì 2 marzo 1508 i Veneziani guidati da Bartolomeo d’Alviano costrinsero infatti le truppe tedesche a combattere nei pressi di Rio Secco, dopo aver tagliato ogni via possibile di rifornimento e di fuga. In meno di un’ora di battaglia tra la neve, scesa copiosa in quei giorni, fanti, cavalleggeri, balestrieri e stradiotti uccisero, inseguirono e annegarono più di 1500 nemici delle truppe tedesche, decretando così la vittoria veneziana. Lo stesso provveditore Cornèr la sera del 2 marzo scrive a Venezia di aver fatto “atroce pugna” e di “aver visto a Valle il locho del conflitto, corpi si spogliavano fin qui 1100, era neve e sangue”.

Qualche anno dopo, nel 1513, Tiziano scrivendo al doge di Venezia e al Consiglio dei Dieci chiese di poter lasciare alla città qualche memoria nella Sala del Maggior Consiglio iniziando a dipingere “dal teler nel qual è quella bataglia”. Purtroppo le fonti archivistiche non specificano il soggetto della rappresentazione, ma alludono semplicemente ad una battaglia “terrestre”. Nel corso degli anni diverse interpretazioni hanno riconosciuto nel telero, di cui rimangono alcune documentazioni visive, come lo schizzo preparatorio del Louvre, proprio la rappresentazione della Battaglia di Cadore.


Un libro sugli abiti per conoscere la storia e le curiosità dei popoli

Un libro sugli abiti per conoscere la storia e le curiosità dei popoli

Tra le opere conservate nella biblioteca della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore il libro di Cesare Vecellio De gli habiti antichi, et moderni di diverse parti del mondo rappresenta un’importante e curiosa testimonianza di produzione libraria del XVI secolo. Stampato nella sua prima edizione nel 1590 presso Damiano Zenaro, l’opera intende raccogliere, illustrare e descrivere gli abiti antichi e contemporanei all’autore provenienti dalle diverse parti del mondo. Tra le oltre 400 incisioni, vengono presentati al lettore in una veste grafica originale gli abiti provenienti dall’Europa, dall’Asia e dall’Africa (nella seconda edizione del 1598 vengono inoltre aggiunte 103 incisioni di cui circa 20 dedicate ai costumi provenienti dalle Americhe). Gli Habiti appartengono al genere del “libro di costumi”, molto diffuso nell’Europa della seconda metà del XVI secolo.

Le tavole di cui è composta l’opera sono delle xilografie in bianco e nero che offrono al lettore la possibilità di avere a corredo dell’immagine dell’abito anche un commento che ne traccia l’origine, la storia e l’evoluzione, andando di fatto a proporre una vera e propria testimonianza etnografica. Le singole illustrazioni presentano una figura, maschile o femminile, in diversi atteggiamenti e posizioni, che indossa l’abito con al di sopra l’indicazione del soggetto rappresentato, il tutto racchiuso entro una ricca cornice. A seguire viene inserito il commento che spiega l’abito a cui si aggiunge molto spesso anche una testimonianza diretta dello stesso Cesare Vecellio.

Tra le varie tavole vi proponiamo quella che ritrae la figura del Pizzicamorti, colui che era deputato a vestire e seppellire i morti. Queste figure molto importanti soprattutto nei periodi di pestilenza erano assoldate dal Magistrato della Sanità che ricorreva anche a dei detenuti nei casi di particolari urgenze. Come ci riferisce precisamente Cesare Vecellio nel commento all’illustrazione, i Beccamorti o Pizzicamorti di Venezia erano vestiti con “un mantello assai ben lungo di color berettino, bigio, ò fratesco, il quale è aperto d’avanti, et di qua, et di là dalle braccia. Sotto il quale portano un’altra veste lunga fino à mezza gamba; et in testa hanno un berrettino del medesimo colore della veste, et il simile è quello delle calze, et delle scarpe”. Queste figure così abbigliate giravano per la città entrando anche con la forza nelle dimore di coloro di cui non si avevano notizie da giorni per caricarli sulle barche e trasportarli nei luoghi adibiti alla sepoltura. Così facilmente riconoscibili tutti cercavano di evitarli in quanto pericolosi, poiché di fatto erano gli unici ad avere contatti così stretti con la peste, e considerati privi di compassione umana, poiché molto spesso rubavano nelle case dei defunti.


Quando la fama di un pittore viene celebrata nello stemma di famiglia

Quando la fama di un pittore viene celebrata nello stemma di famiglia

 

 

 

 

 

Lo stemma, dal greco στέμμα cioè corona, ha sempre avuto nella storia grande importanza identitaria e simbolica. Attraverso di esso è infatti possibile riconoscere non solo una famiglia o un individuo ma, proprio grazie al linguaggio figurato utilizzato, ricavarne status o qualità morali del possessore.

Lo stemma della famiglia Vecellio nella sua versione originaria era troncato di nero e di argento, quest’ultimo caricato di uno scaglione alzato di colore nero. Questa versione era molto simile per struttura a quella di un’altra influente famiglia cadorina, i Genova, con la quale si ipotizza avesse una comune origine di casata.

L’importante cambiamento nello stemma e anche nello status della famiglia Vecellio si ha però proprio grazie a Tiziano. Il 10 maggio 1533 infatti con il diploma dell’imperatore Carlo V viene conferita a Tiziano Vecellio la nobiltà ereditaria e il grado di cavaliere e conte del Cesareo imperiale Concistoro (titolo di Conte Palatino). Questa carica denota l’eccezionalità dell’evento dal momento che fino ad allora nessuna famiglia cadorina aveva mai avuto, data la particolare presenza del sistema regoliero del Cadore, un così importante riconoscimento “privato”.

Lo stemma subisce dunque da quella data una decisiva modifica. Alla struttura originaria viene infatti inserita nel troncato superiore su un campo dorato l’aquila bicipite spiegata di nero, lampante richiamo proprio allo stemma asburgico di Carlo V. Una fascia di colore nero attraversa ora la partizione, mentre il troncato argento con scaglione rialzato nero permane identico all’originale. Lo stemma in pietra caratterizza la facciata della Casa di Tiziano detto l’Oratore, cugino del Maestro, a Pieve di Cadore, sede della Fondazione.

La nuova forma dello stemma araldico sarà di fatto quella utilizzata poi dai discendenti del pittore, una sorta di carta d’identità figurativo-simbolica ante litteram per ricordare l’importanza e la singolarità della propria famiglia sia nel contesto locale, ma anche in quello più ampio europeo.

 

 


Beffe e genio del falsario di Venezia

Beffe e genio del falsario di Venezia

Pietro della Vecchia, Immaginario Autoritratto di Tiziano
(1650 circa), Firenze, Galleria degli Uffizi

Nel supplemento culturale “Robinson”, allegato a “Repubblica” del 9 gennaio corrente, è apparso un articolo che può interessare molto i frequentatori di questo sito: Beffe e genio del falsario di Venezia di Enrico Maria Dal Pozzolo, membro del comitato scientifico della nostra Fondazione e presente con le sue conferenze nelle Estati Tizianesche.

Il tema affrontato, nell’imperversare attuale di fake news, è affascinante nell’illustrare l’attività di Pietro della Vecchia, un pittore/restauratore/periziatore/falsario vissuto nella Venezia della metà del Seicento, quando sul mercato scarseggiavano, o raggiungevano cifre esorbitanti, originali dei grandi maestri. Fake works dunque: della Vecchia si specializzò nell’imitazione di artisti del secolo precedente, Giorgione e Tiziano in particolare, ma anche Palma il Vecchio, Lotto, Bassano, Tintoretto per citarne alcuni, come pure qualche contemporaneo gradito ai potenziali clienti. Se, dal suo punto di vista, non si trattava di mere copie, ma piuttosto di opere “alla maniera di”, in realtà l’immissione sul mercato di questo tipo di produzione provocò non poca ambiguità, a cui contribuiva anche la sua fama di “esperto”, per cui era spesso chiamato a periziare i suoi “falsi”.  Era destino che il gioco gli si ritorcesse contro e infatti nell’Accademia privata da lui fondata si produsse una grande quantità di opere “alla Vecchia”, che tuttora compaiono alle aste o nelle collezioni, sotto il suo nome. Si tratta in genere di soggetti misteriosi, da lui inventati, con messa in scena di stregonerie, cabale, sortilegi.

Molti suoi lavori appartengono alle raccolte medicee, attraverso il cardinal  Leopoldo suo estimatore, e tra essi si stanno man mano scoprendo i suoi “falsi”. In chiusura Dal Pozzolo, con la sua caratteristica verve critica, elenca alcuni casi emblematici, dal Ritratto di donna già creduto di Bonifacio Veronese, un presunto Autoritratto di Tintoretto o un cosiddetto Autoritratto di Tiziano esposto nel 2019 a Pieve di Cadore e forse, in cauda venenum, il famosissimo Cavaliere di Malta di Tiziano che sarebbe invece uno dei migliori travestimenti di Pietro della Vecchia.

Il contributo si deve a Stefania Mason.


Appello in difesa dei musei civici veneziani

Appello in difesa dei musei civici veneziani

In seguito a una grande mobilitazione cittadina, una petizione che ha raggiunto in poche ore le 5000 firme da parte di istituzioni e personalità del mondo della cultura, con vasta eco negli organi di stampa internazionali, ha rivolto un appello al sindaco di Venezia: riaprire i musei civici della città!
Con la motivazione che non ci sono turisti (leggi biglietti venduti), nonostante gli 8 milioni appena ricevuti dal governo proprio per supplire ai mancati introiti nei mesi del lockdown, il sindaco Brugnaro, che è di diritto vicepresidente della Fondazione Musei Civici, ha imposto la chiusura almeno fino all’1 aprile di Palazzo Ducale, Ca’Rezzonico, Ca’ Pesaro, Museo Vetrario, Museo Correr ecc., con il blocco delle attività scientifiche e di conservazione oltre che la cassa integrazione per tutti i dipendenti.

Una decisione che purtroppo è anche un triste segnale della considerazione in cui viene tenuta la cultura a Venezia e insieme una mancanza di rispetto verso i suoi abitanti, disattendendo la missione stessa dei musei: senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperti al pubblico. Un’ulteriore conferma, infine, della scarsità di idee su un futuro della città che vada al di là del turismo d’assalto.

Il contributo si deve a Stefania Mason.


Tiziano tra Cina e Cadore

Tiziano tra Cina e Cadore

Come è noto, la fama di Tiziano ha raggiunto oggi tutto il mondo. Ne è una dimostrazione la collaborazione tra la Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore e l’Accademia Centrale di Belle Arti di Pechino avviata tramite l’Associazione Culturale per gli Scambi Artistici.

Il progetto è stato creato per far conoscere non solo l’opera di Tiziano, ma anche per promuovere la sua terra in Cina e la prima fase ha previsto un concorso di pittura riservato ad artisti residenti in Cina con l’obiettivo di creare delle opere che riconducano al mondo tizianesco.

A due prestigiose riviste d’arte, Clatia e Collections, è stato affidato il compito di comunicare l’iniziativa per attirare artisti interessati a partecipare. Ben settecentosessanta pittori hanno inviato le loro opere. Grazie all’intenso lavoro di una giuria mista cino-cadorina che ha selezionato i quadri, saranno esposti al pubblico per un mese, a partire proprio da gennaio 2021, negli spazi espositivi dell’Accademia di Belle Arti di Pechino – International College. L’inaugurazione sarà accompagnata dal saluto istituzionale in video della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore.

Quando sarà possibile, le cinquanta opere selezionate giungeranno a Pieve di Cadore per essere esposte al Forte di Monte Ricco e quello sarà il momento più emozionante per la delegazione cinese, che salirà quella che definisce la “montagna di Tiziano” sulle orme del Maestro, segnando così l’inizio di una collaborazione culturale, ma anche di una promozione turistica.

La Regione del Veneto ha condiviso il progetto e concesso il patrocinio.

Le opere degli artisti possono essere visionate nel sito internet dedicato al concorso al seguente link http://www.cafaic.com/#/works


CONFERENZA CONCLUSIVA DEL PROGETTO S.T.R.E.A.M.

CONFERENZA CONCLUSIVA DEL PROGETTO S.T.R.E.A.M. NELL’AMBITO DEL PROGETTO INTERREG V-A ITALIA-AUSTRIA 2014-2020

Giovedì 17 dicembre 2020 ore 16.30 – 19.00
Diretta Youtube e Facebook   

Con il mese di dicembre 2020 giunge a completa realizzazione il progetto S.T.R.E.A.M., finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale nell’ambito del Programma di cooperazione Interreg V-A Italia – Austria 2014-2020. Nello specifico il progetto S.T.R.E.A.M (acronimo di Sostenere il Turismo sostenibile, la Rigenerazione urbana e la promozione delle Arti in aree Montane) ha come obiettivo lo sviluppo sostenibile e inclusivo dell’area transfrontaliera grazie alla valorizzazione dei siti di interesse culturale per mezzo di prodotti innovativi, così da aumentare la fruibilità e il potenziale attrattivo turistico del patrimonio culturale.

Alla Fondazione Tiziano, partner nel progetto, è spettata l’organizzazione dell’incontro conclusivo, che si terrà in modalità a distanza giovedì 17 dicembre 2020 dalle ore 16.30 dal titolo “Arte e cultura come volano per i territori montani: una sfida possibile?”.

All’evento prenderanno parte tutti i rappresentanti istituzionali e nella tavola rotonda verranno narrate le esperienze condotte dai partner, dal Comune capofila di Sarmede, da quelli di Tramonti e di St. Veit in Carinzia e dal Comitato Provinciale Unpli di Treviso. La Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore racconterà le esperienze di valorizzazione condotte a Pieve di Cadore in collaborazione con Dolomiti Contemporanee e degli itinerari turistici.

Verrà presentato il modello di funzionamento della residenza d’artista fondamentale per la realizzazione dei laboratori e workshop destinati alla formazione di giovani artisti e musicisti, come esempio di buona pratica tra pubblico e privato.

Interverranno i rappresentanti delle Regioni Veneto e Carinzia, nonché il presidente delle Pro Loco del Veneto.

Sarà possibile partecipare all’incontro attraverso Facebook e Youtube sui link riportati nella locandina allegata. Un servizio di traduzione simultanea faciliterà l’ascolto da parte del pubblico.

Alle 16.30 di giovedì 17 dicembre, quindi! L’appuntamento sarà anche l’occasione per ascoltare alcuni brani musicali del gruppo Tramandi, il laboratorio nato dal progetto al quale ha partecipato il compositore cadorino Andrea Da Cortà. Un intermezzo musicale con il violino sarà eseguito da Corinna Canzian, che presenterà le esperienze passate e i progetti futuri con progetti di formazione tutti musica e paesaggio e non solo per ragazzi.

Non ci resta che dare appuntamento online per giovedì 17 dicembre dalle ore 16.30!

SCARICA LA SCHEDA IN FORMATO PDF


DALLA NATIONAL GALLERY DI LONDRA A PIEVE DI CADORE

Dalla National Gallery di Londra a Pieve di Cadore

Tiziano, Diana e Atteone, 1556-1559, National Gallery, Londra


Il 17 novembre si è concluso il ciclo di giornate di studio promosse dalla National Gallery di Londra e dedicate a Tiziano dal titolo Poetry in paint: Titian’s late mythologies. Le tre giornate (3, 10, 17 novembre) hanno visto riunirsi, intorno ad una tavola rotonda virtuale, importanti studiosi per conversare sulla storia, il contesto in cui sono stati creati i dipinti a soggetto mitologico – anche conosciuti come Poesie – che Tiziano ha realizzato per Filippo II a partire dal 1551. La serie di conferenze si inserisce nell’ambito della mostra organizzata dalla National dal titolo Titian: Love Desire Death, temporaneamente chiusa al pubblico a causa del Covid-19, ma prorogata fino al 17 gennaio 2021, nella quale vengono riuniti per la prima volta in oltre quattrocento anni i sei dipinti commissionati al Cadorinus da Filippo II di Spagna che rappresentano i miti classici di derivazione ovidiana. I dipinti provenienti da Boston, Edimburgo, Madrid e Londra così riuniti offrono una rara occasione per i visitatori di immergersi completamente nella grande abilità, sensibilità e drammaticità proprie di Tiziano.

Le giornate di studio sono state un’importante occasione per approfondire alcune tematiche tizianesche: dalle tecniche pittoriche ai processi creativi, passando per le influenze letterarie, fino ad arrivare all’influenza dei dipinti tizianeschi in artisti dell’epoca, come quelli attivi nelle Fiandre (alla corte di Bruxelles ad esempio) e immediatamente successivi (si veda il caso di Velázquez).

Thomas Dalla Costa, autore del saggio Venere e Adone di Tiziano. Arte, cultura e società tra Venezia e l’Europa, ha partecipato alle giornate e ha coordinato brillantemente gli interventi che si sono succeduti. Bernard Aikema, presidente del Consiglio scientifico della Fondazione Tiziano, ha partecipato portando il saluto della Fondazione e del Cadore a tutti gli studiosi riuniti, che hanno espresso il desiderio di visitare e di condividere i paesaggi dei luoghi natali del grande pittore.

Ora la Fondazione e Pieve di Cadore attendono gli studiosi per condurli nella natura che Tiziano ha più volte richiamato nei suoi dipinti.


L'IMPORTANZA DI TENERE APERTI I MUSEI

L’importanza di tenere aperti i musei


Tiziano, Omaggio a Venere, 1518-1519, Museo del Prado, Madrid

L’archeologo e storico dell’arte Salvatore Settis ha recentemente proposto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con un appello pubblicato sul Corriere della Sera, di riaprire i musei e riaprirli gratis. Secondo lo studioso la scelta del Governo di chiudere i musei ignora il grande bisogno dei cittadini di avvicinarsi alla cultura. “La memoria culturale”, scrive Settis, “ci ricorda quel che eravamo e ci proietta verso il futuro. Ci dona ricchezza interiore, speranza, creatività. Non sana le ferite, ma le cura e le allevia”.

Chiudere le istituzioni museali significa “confinare” e costringere le opere ad una vita solitaria tra le mura dei musei. Qualche eccezione alla chiusura nel panorama europeo esiste: rimane aperto il Museo del Prado, come altri musei spagnoli, che nel rispetto della sicurezza sanitaria consente ai visitatori di apprezzare e trovare “conforto” tra le proprie sale espositive. Tra i numerosi capolavori che i visitatori possono ammirare, vi sono le opere di Tiziano Vecellio, che sono circa una quarantina. Ricordiamo il celeberrimo ritratto di Carlo V a cavallo (1548), Venere e Adone (1554) la prima delle Poesie tizianesche realizzata per il re di Spagna, Filippo II, o ancora Danae e la pioggia d’oro (1560-1565).

Tra le opere custodite c’è L’omaggio a Venere, dove una moltitudine di amorini si raduna intorno alla statua della dea per fare delle offerte di frutta. Il dipinto iniziato nel 1518 rappresenta il primo contributo di Tiziano per il Camerino d’Alabastro di Alfonso I d’Este, duca di Ferrara e successivamente finito nelle collezioni della casa reale spagnola. Ispirato al sesto libro delle Immagini di Filostrato, l’Omaggio a Venere rappresenta il primo tentativo del pittore ispirato all’antico.

L’attenzione è tutta concentrata sulla folta schiera di amorini che occupano gran parte della metà inferiore della tela, ma anche il paesaggio sullo sfondo, grazie alle grandi abilità di Tiziano, non rimane un elemento di secondaria importanza. Un capolavoro che il visitatore potrà ammirare quasi in solitudine così da lasciarsi trasportare dall’atmosfera di festa e dalla vitalità degli amorini.

Il rapporto che si crea tra il visitatore e l’opera d’arte diviene oggi importante, quindi mantenere aperto un museo in tempo di pandemia significa offrire un’occasione creativa, nonché una chiave per comprendere culture, origini, evoluzione sociale e il mondo che ci circonda. Così il Museo del Prado con la sua apertura sembra voglia inviare un forte monito: l’arte è stata, è e sarà in grado sempre di curare l’anima e la mente e potrà aiutare il mondo a mantenere accesa la fiducia nel futuro.

 

 


Tiziano a Treviso: il restauro del Cristo Risorto

Tiziano a Treviso: il restauro del Cristo Risorto

 

Per il fianco del Duomo sopra la Scala del Sacramento è il Salvatore risorgente con cherubinetti sotto a’ piedi”.

Così affermava, nel 1648, il trattatista Carlo Ridolfi autore delle Meraviglie dell’arte ricordando le prime opere attribuibili a Tiziano Vecellio. La facciata interessata dall’affresco affidato a Tiziano nel 1516-1517, è quella di un piccolo edificio posto tra l’abside del Battistero di San Giovanni e il campanile del Duomo di Treviso.

Purtroppo oggi restano poche tracce della decorazione che, già nel 1935, Luigi Coletti definì “pressoché indecifrabile”. Eruditi trevigiani, soprattutto dell’Ottocento, hanno lasciato alcune testimonianze scritte a cui si aggiunge uno schizzo a penna, pur molto sommario, di Giovan Battista Cavalcaselle – conservato presso la Biblioteca Marciana a Venezia – che abbozza la figura e la composizione.

Sulla parete si intravedono il torso, le gambe e il braccio destro. Si può leggere il costato, il perizoma bianco con un piccolo panneggio leggermente svolazzante verso destra e tracce dell’azzurro chiaro del cielo.

Il Cristo Risorto, in piedi forse sul coperchio della sua tomba, doveva apparire come una figura monumentale, presentato in atteggiamento di “eroica maestà”, trionfante sulla morte. La mano sinistra reggeva l’asta con il vessillo crociato, mentre il braccio destro era alzato in segno di benedizione.

Nel 2018 l’Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti di Treviso ha incaricato l’arch. Rossella Riscica, il restauratore Antonio Bigolin e la storica dell’arte Chiara Voltarel di realizzare il progetto di restauro che è stato successivamente approvato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso ed oggi, grazie a un contributo comunale, al supporto di CentroMarca Banca e a CEV Spa, Impresa di Costruzioni Edili di Treviso, partner tecnico che mette a disposizione i ponteggi ed eseguirà gratuitamente gli interventi edili, è possibile aprire il cantiere di restauro affidato alla restauratrice Francesca Faleschini.

Il contributo si deve a Letizia Lonzi