Il ritratto di Pierluigi Farnese restaurato

Il ritratto di Pierluigi Farnese restaurato


Pierluigi Farnese, Tiziano Vecellio, 1546, Museo e Real Bosco, Capodimonte

Tra i diversi ritratti della famiglia Farnese realizzati da Tiziano, vi è quello di Pierluigi Farnese in armatura, il primogenito di papa Paolo III Farnese.

Il condottiero viene rappresentato nella sua preziosa armatura con la bandiera che richiama la carica di Gonfaloniere e di generale dell’esercito pontificio assegnatagli dal padre nel 1545 insieme a quella di duca di Parma e Piacenza.

L’opera, conservata al Museo e Real Bosco di Capodimonte, è stata restaurata grazie alle opportunità offerte dall’Art Bonus nel programma Elite di Borsa italiana, che ha individuato tre aziende campane con alto potenziale di crescita per finanziare la campagna di indagini diagnostiche e il restauro a cura dell’Istituto Centrale di Restauro.

Tecniche di indagine avanzate hanno fornito le informazioni necessarie per recuperare l’intensità cromatica originale e dettagli prima nascosti dall’ossidatura delle vernici. L’armatura con le rifiniture in oro è ora perfettamente leggibile; così il volto del condottiero appare con tutti i dettagli prima invisibili.

Il dipinto fa parte della raccolta farnesiana del Museo e Bosco Reale di Capodimonte giunta a Napoli quale dono della madre Elisabetta Farnese al figlio Carlo di Borbone per la sua ascesa al trono nel 1734 al Regno di Napoli.


Titian: Sources and Documents a cura di Charles Hope

Titian: Sources and Documents a cura di Charles Hope

 



Autoritratto
, Tiziano Vecellio, ca.1560-1562, Gemäldegalerie, Berlino

Nella linea editoriale Ad Illisum della Paul Holberton Publishing di Londra, in collaborazione con il Burlington Magazine, sta per essere pubblicato Titian: Sources and Documents. Il lavoro curato da Charles Hope è basato su ricerche condotte negli archivi dove i documenti relativi all’artista e alla sua famiglia sono conservati. La pubblicazione raccoglie l’esito del lavoro di ricerca che ha impegnato lo studioso inglese per cinquant’anni.

Tiziano fu menzionato in oltre centocinquanta pubblicazioni a stampa nel corso della sua vita. Sebbene siano già stati pubblicati centinaia di documenti relativi a Tiziano e alle sue opere, solo due sono stati i tentativi di fornire una panoramica completa dell’intero corpus dei documenti tizianeschi.

Il primo fu quello tentato da Crowe e Cavalcaselle nel 1877, il secondo fu invece quello di Adolfo Venturi, che si data al 1928. Tali pubblicazioni erano necessariamente selettive, ed includevano solo le trascrizioni di una piccola parte del materiale effettivamente considerato dagli studiosi.

La presente raccolta, che ammonta ad oltre duemilanovecento documenti, include non solo testimonianze che riguardano Tiziano, ma anche quelle concernenti i suoi fratelli e i figli, i principali assistenti di bottega e altri membri della famiglia Vecellio attivi come pittori prima della sua morte, cosi come le inscrizioni presenti su dipinti e incisioni.

Inoltre, in aggiunta alle testimonianze risalenti agli anni in cui Tiziano era in vita, la raccolta include tutto il materiale biografico relativo all’artista pubblicato prima del 1700 e tutti i testi che riportino informazioni e aneddoti di prima o seconda mano che lo riguardano.

Gli specifici punti di forza e i limiti delle prime fonti a stampa e le circostanze in cui queste furono prodotte sono discusse nella corposa introduzione, che offre inoltre una riflessione di insieme circa le caratteristiche delle principali collezioni archivistiche che l’autore ha consultato durante la preparazione della pubblicazione. Molte di queste si trovano in Italia, mentre altre sono in Spagna, Austria e Germania.

Nuove trascrizioni sono disponibili per la maggioranza dei documenti qui presentati, e sono stati inclusi anche molti documenti inediti. Vengono inoltre considerati sia le testimonianze conosciute ora per il solo tramite delle fonti e trascrizioni secondarie, sia i documenti falsi, una buona parte dei quali e stata prodotta negli scorsi due secoli.

Charles Hope, ex-direttore del Warburg Institute di Londra. Ha pubblicato molti contributi sull’arte italiana del XV e XVI secolo.

Per info e prenotazioni: centrostudi@tizianovecellio.it


Alcuni dubbi sul Tiziano ritrovato

Alcuni dubbi sul Tiziano ritrovato

 

Il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, la task force che il mondo ci invidia, comandata dal generale Roberto Riccardi, ha restituito allo Stato italiano un’opera attribuita a Tiziano con una cerimonia che si è tenuta a Torino.

Si tratta di un ritratto di gentiluomo con la barba rossa e un berretto nero, portato illecitamente in Svizzera diciotto anni fa creduto perduto. Due anni fa l’opera rientra in Italia per un restauro ed è proprio in un laboratorio di restauro dell’astigiano che il dipinto viene sequestrato dal Nucleo di Tutela.

L’attribuzione, come spesso capita con le opere di Tiziano, non è unanime e i dubbi sono molti. Ora dalle mani dei carabinieri il dipinto passa in quelle dello Stato, che affiderà  alla comunità scientifica il compito di studiare il ritratto di gentiluomo e verificare se sia riconducibile al Cadorino o meno.


Tiziano senza fine

Tiziano senza fine

raccontato da
Enrico Maria Dal Pozzolo, Augusto Gentili, Stefania Mason
Musica: Matteo D’Amico
Regia: Luca e Nino Criscenti

 

 

Come condensare in 52 minuti la grandezza di un artista come Tiziano, lasciando parlare soprattutto le sue opere? Come svelarne le radici, i contesti, i rapporti, la fortuna e pure le pene, con semplicità narrativa e precisione storica?

È quanto si è proposta di realizzare la Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore, affidando la realizzazione di un racconto visivo a due autori di documentari d’arte, Luca e Nino Criscenti, accompagnati dal commento di tre autorevoli storici dell’arte, Enrico Maria Dal Pozzolo, Augusto Gentili e Stefania Mason, e con il commento musicale del compositore Matteo D’Amico.

Il risultato filmico si sgrana tra sguardi, voci, suoni: un insieme per entrare nella vita, privata e pubblica, e nell’opera di Tiziano, dai suoi primi passi ai suoi ultimi segni sulla tela. Un racconto, sui luoghi dei suoi giorni – le montagne del suo Cadore, i colori della sua Venezia – e con le sue opere, viste là dove si conservano, nelle chiese, nei palazzi, nei musei di mezzo mondo. La sua vita, la sua pittura: i personaggi che ha ritratto e i ritratti di se stesso, le sfide, gli amori, le pene. Un percorso cronologico, con le voci dei tre studiosi che si alternano agli sguardi sui dipinti, colti nell’intero e sezionati nei dettagli, alla ricerca della loro identità. Sguardi senza voci, accompagnati dai suoni. Non tutte le opere, non un catalogo, ma quasi tutti i capolavori, scelti per tratteggiare al meglio le fasi della storia di Tiziano.

Tiziano: «il pittore più geniale, più innovativo» (Stefania Mason), «l’erede della cultura umanistica veneziana» (Enrico Maria Dal Pozzolo), un uomo diventato mito, che «dura secoli, rimane per secoli» (Augusto Gentili).


Come Tiziano e i maestri veneziani del suo tempo interpretano il mondo femminile

Come Tiziano e i maestri veneziani del suo tempo interpretano il mondo femminile

Ritratto di Isabella d’Este, Tiziano Vecellio, 1534-1536, Kunsthistorisches Museum, Vienna

Dal 23 febbraio al 5 giugno la mostra “Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano” sarà al Palazzo Reale di Milano. Dopo la prima tappa al Kunsthistorisches Museum di Vienna, a Milano il visitatore troverà qualche cambiamento, ma resta il messaggio che la curatrice Sylvia Ferino Pagden ha voluto imprimere all’esposizione per dimostrare come la figura femminile nel Cinquecento veneziano sia divenuta ispiratrice di pittori e poeti.

Accompagneranno le opere di Tiziano quelle di Lorenzo Lotto, Palma il Vecchio e Veronese, così da fornire il  contesto di un momento storico nel quale, nella Venezia cosmopolita e internazionale, la donna aveva un ruolo sociale molto forte e significativo.

Afferma la Ferino sul Giornale dell’Arte: “Per Tiziano la donna rappresenta la parte migliore della creazione divina e tale celebrazione, condivisa anche dagli altri maestri e dai poeti, generò nella donne un’autostima, tanto da porre le basi per la ‘querelle des femmes’, il movimento veneziano di fine Cinquecento in cui l’autorità maschile era messa fortemente in discussione”.

Oltre ai gioielli, sculture e pezzi di arti decorative, si potrà ammirare una creazione di Roberto Capucci del 1996 in omaggio a Isabella d’Este.


Il viaggio ...

Il viaggio …

Albrecht Dürer, Autoritratto con guanti, 1498, Museo del Prado, Madrid 

Il viaggio come conoscenza e come scambio di esperienza, come pratica per affinare la propria visione e del fare pittorico. In tal modo il pittore tedesco Albrecht Dürer concepiva l’esperienza di viaggio in un momento storico nel quale non si conosceva in concetto attuale di viaggio.

Lo dimostra l’esposizione della National Gallery di Londra intitolata Dürer’s Journeys: Travels of a Renaissance Artist, dedicata al grande artista tedesco, che ricostruisce il clima culturale dei grandi centri rinascimentali europei visitati dal grande artista. L’epoca nella quale Dürer vive è caratterizzata da grandi sconvolgimenti religiosi, politici ed economici: dalla Riforma di Lutero, alla scoperta dell’America, alla rivoluzione globale della conoscenza dovuta all’introduzione della stampa.

In tale clima di cambiamento epocale il viaggio diviene una necessità di confronto culturale, così Dürer dalla sua Norimberga si sposta per l’Europa e due volte è in Spagna e altrettante in Italia. I due soggiorni a Venezia, il primo dal 1494 al ’95, il secondo dal 1505 al 1507, saranno l’occasione per conoscere i principi del Rinascimento, le proporzioni classiche e lo studio dell’anatomia e naturalmente la tecnica del colore e del disegno. Frequenta la bottega di Giovanni Bellini, scambia disegni con Raffaello, con grande interesse studia Leonardo e Luca Pacioli. Raffina la tecnica dell’incisione, studia i gesti e le espressioni che rapporta al Rinascimento tedesco.

Dalle opere e dai documenti in mostra emerge un Dürer estremamente moderno, affascinante e magnetico, dalle mille sfaccettature, sicuro di sé, profondamente colto, sempre interessato ad apprendere per alimentare la propria creatività. Per quanto raccoglie dai suoi molti viaggi tra Paesi Bassi, Svizzera, Spagna e Italia, viene considerato un artista europeo, come del resto aveva già evidenziato Bernard Aikema nella mostra di Milano nel 2018 “Dürer e il Rinascimento, tra Germania e Italia”. Una vita, quella di Dürer, in viaggio verso la modernità.


Il Depot di Rotterdam, un museo sovversivo

Il Depot di Rotterdam, un museo sovversivo

Depot Boijmans Van Beuningen,  Rotterdam  © https://www.boijmans.nl

Rotterdam è tra le città che più di ogni altra persegue la sostenibilità: da sempre abituata alla povertà delle sue risorse e all’innalzamento del mare, il più grande porto d’Europa si sta attrezzando al cambiamento climatico puntando sulla ricerca e innovazione tecnologica. Espressione di tale visione è il Depot Boijmans Van Beuningen appena inaugurato come parte integrante del principale museo della città, che conserva opere dal Medioevo a oggi.

Il Depot, al cui interno sono state trasferite 151.000 opere, nasce a fianco del museo storico con l’esigenza duplice di essere deposito ma anche luogo di visita per poter esporre il 92% del suo patrimonio prima nascosto nei magazzini.

La sua forma circolare che si allarga verso l’alto come un grande vaso alto 40 metri e largo 60, si contrappone allo ski line della città che si riflette nei pannelli a specchio dell’edificio in uno spettacolare e sapiente gioco di effetti illuminotecnici.

I percorsi tradizionali su sei piani sono sovvertiti e così la funzione museale, tanto da segnare una svolta storica nell’architettura museale. E’ un deposito che diventa luogo di conservazione e al contempo di esposizione, offrendo percorsi inediti. Le opere sono conservate secondo il criterio della qualità della conservazione con un microclima legato ai materiali con cui sono realizzate le opere.

Pertanto non viene seguito l’ordine cronologico o stilistico e capita di vedere un’opera di Magritte a fianco di una tela cinquecentesca. Per non alterare il microclima in ogni area sono ammessi 12 visitatori per 12 minuti ogni ora. Il visitatore ammirerà lo spettacolo espositivo che si svolge non solo sul palcoscenico, ma vedrà anche il suo backstage e potrà seguire in diretta il restauro di un’opera.

All’interno del Depot con un solo colpo d’occhio si vedono i piani collegati da un sistema di scale incrociate, così da offrire al pubblico diverse prospettive di lettura delle opere.

Naturalmente il sistema ad energia solare e geotermica riscalda la struttura, mentre sul tetto vi è a sorpresa di un boschetto di betulle e pini che delimitano la terrazza panoramica e contestualizzano il ristorante stellato Renilde.

Il progetto è firmato dallo studio pluripremiato MVRDV, mentre il costo della sua realizzazione ammonta a 94 milioni di euro, provenienti dal settore pubblico e privato, comprese le piccole donazioni di cittadini qualsiasi, che hanno affiancato il Comune di Rotterdam. Si prevede che accoglierà 250 mila visitatori l’anno che condivideranno un’esperienza emozionante e intima.


Venezia a Vienna

Venezia a Vienna

Jacopo Robusti, detto Tintoretto (1518?-1594), Venere, Marte e Cupido  

Un file rouge congiunge Vienna con Venezia: se il Kunsthistorisches Museum celebra i suoi 130 anni della fondazione con una mostra su Tiziano e i suoi contemporanei, anche la casa d’aste viennese Dorotheum dedica molta attenzione agli artisti veneziani. Infatti tra il 9 e il 10 novembre andranno all’incanto opere di grandi pittori. Tra gli Old master andrà in asta Venere, Marte e Cupido, un olio su tela di Jacopo Tintoretto. In catalogo vi è una veduta di S. Giorgio Maggiore con la punta della Salute, opera di Francesco Guardi. Inoltre per la serie dei dipinti dell’800 si segnala Il doge Francesco Morosini che lascia Venezia per combattere i turchi, di Luigi Querena. A rafforzare la collaborazione culturale tra le due città, in cambio della Vecchia di Giorgione prestata alla mostra del Kunsthistorisches Museum, arriverà alle Gallerie dell’Accademia il Bravo di Tiziano.
https://artslife.com/2021/10/22/dorotheum-celebra-venezia-in-una-serie-di-aste-dedicate-allarte-antica/


Vienna in festa con Tiziano

Vienna in festa con Tiziano

Violante, Tiziano Vecellio, 1515 ca, Kunsthistorisches MuseumVienna 

Il Kunsthistorisches Museum di Vienna festeggia il suo 130° anniversario di vita. Il museo, inaugurato dall’imperatore Francesco Giuseppe il 17 ottobre 1891, celebra la ricorrenza con una mostra dedicata a Tiziano, e ai suoi coevi Lotto, Veronese, Tintoretto e Paris Bordone.

L’esposizione, Le donne di Tiziano, curata da Sylvia Ferino Pagden, ha come tema la rappresentazione della donna nella società veneziana del Cinquecento.

«Per la prima volta – interviene sul Giornale dell’arte Sylvia Ferino Pagden – una mostra viene dedicata al tema della donna in Tiziano e nella pittura veneziana del Cinquecento, evidenziando la centralità della figura femminile nel contesto artistico, storico, culturale e sociale del tempo. Un argomento che in passato è stato presentato solo in singole sezioni di diverse esposizioni»

Ad affiancare le opere conservate al KHM arrivano dal Prado, dagli Uffizi e dall’Ermitage i capolavori che evidenziano l’innovazione portata dal grande pittore, che ha saputo dare alle donne raffigurate una nuova bellezza, sia intellettuale, che erotica.

I dipinti esposti sono 66, di cui 31 di Tiziano e da febbraio la mostra, in forma diversa, sarà ospitata a Palazzo Reale a Milano.


Il pittore del '600 Giuseppe Diamantini: dalle Marche al Comelico

LETIZIA LONZI

Il pittore del ‘600 Giuseppe Diamantini: dalle Marche al Comelico

Domenica 22 agosto ore 18.00
Museo Algudnei – Dosoledo di Comelico Superiore


 

Letizia Lonzi parlerà della tela cadorina, in prestito a Fossombrone (PU) per la mostra “Giuseppe Diamantini, pittore e incisore, tra le Marche e Venezia” (dal 31 al 17 ottobre 2021).
Il poco noto dipinto conservato ora nei depositi di una chiesa minore del Comelico (Alto Cadore, Belluno) ritrae la biblica Bethsabea alla fonte mentre, assistita dalle ancelle, seminuda, sta facendo il bagno, secondo quanto è narrato nel II libro di Samuele e nel I libro dei Re.
La tela, ascrivibile ai modi di Giuseppe Diamantini, si custodisce ora in ambito ecclesiastico ma proviene dalla collezione privata di un cadorino con forti legami con Venezia.

Letizia Lonzi
Laureata in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Udine, ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca alla Scuola Dottorale interateneo in Storia delle Arti di Verona-Venezia con un progetto sui Vecellio.
Collabora con la Diocesi di Belluno-Feltre come catalogatrice e membro del Comitato Scientifico del Museo Diocesano di Feltre, con la rivista “Archivio Storico Belluno Feltre Cadore” e con altre istituzioni museali e culturali dedicando i suoi studi alla pittura, alla scultura e all’oreficeria di ambito bellunese. Svolge attività come Operatore del Turismo Religioso e come collaboratore della Magnifica Comunità di Cadore per le attività culturali del progetto “Itinerari in rete”. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni su riviste scientifiche: ha recentemente curato il decimo volume della Collana Tesori d’arte sull’altare a battenti di Pieve di Cadore per conto della Provincia di Belluno.

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