BERNARD AIKEMA - Dürer e il Rinascimento nelle Alpi


Marx Reichlich, Ritratto di Gregor Angerer, 1519, Innsbruck, Ferdinandeum

BERNARD AIKEMA
Dürer e il Rinascimento nelle Alpi

Martedì 23 luglio 2024
Museo Civico di Palazzo Fulcis – Belluno

Il Castello del Buonconsiglio organizza una grande mostra per festeggiare il centenario della sua istituzione come museo (1924-2024), in ideale continuità con Il Gotico nelle Alpi (2002), la grande retrospettiva dedicata alla tarda età medievale. L’esposizione del centenario dal titolo DÜRER E GLI ALTRI RINASCIMENTI IN RIVA ALL’ADIGE (6 luglio – 13 ottobre 2024) si propone di visualizzare la presenza – fugace ma particolarmente significativa – di Dürer in Trentino con disegni, acquerelli, incisioni e dipinti, evidenziando inoltre come, e in quali modi l’arte di Dürer abbia stimolato gli artisti locali a trovare nuove forme espressive. Il passaggio di Albrecht Dürer in Trentino, avvenuto nel 1494/95, costituisce un episodio di grande rilevanza nella carriera del maestro norimberghese e nelle dinamiche dei rapporti artistici fra la Germania e l’Italia, lasciando tracce non indifferenti nella regione di Trento e nei territori dell’Adige.

Johannes Cochlaeus nella sua Brevis Germaniae Descriptio da Norimberga rammentava nel 1512 che “Trento è la frontiera della Germania verso l’Italia, dove gli abitanti parlano la lingua italiana e la tedesca”. Su questa frontiera, e sugli scambi artistici che ne sono nati durante il Rinascimento.
Partendo dallo spettacolare “caso Dürer”, il progetto intende infatti illustrare nei termini più ampi possibili le origini di quel Rinascimento originale, sui generis, che si sviluppa in Trentino tra 1470 e 1530/40. Tale stile nuovo, o meglio, l’insieme di tali nuovi stili (perché in realtà si tratta di linguaggi di un Rinascimento variegato e diffuso), si realizza in una pluralità di forme grazie a contatti molteplici, che spaziano dall’Italia settentrionale, alla Germania, ma anche alle Fiandre. Il Trentino è sempre stata un’area di transizione fra il mondo tedesco e quello italiano, con la valle d’Adige come grande e primaria via di comunicazione commerciale e culturale fra le regioni a Nord e a Sud delle Alpi. Allo stesso tempo, il Trentino e il Tirolo meridionale vantavano alcune sedi episcopali (Bressanone, Trento) e commerciali (Bolzano) che costituivano realtà urbane di prim’ordine. Per certi aspetti area periferica rispetto alla rete dei principali centri politici ed economici dell’Italia settentrionale e centrale, il Trentino, accoglieva però importanti nuclei urbani, che garantivano le condizioni per lo sviluppo di una sorta di laboratorio per innovative soluzioni artistiche in un’epoca – i decenni attorno al 1500 – di intensa trasformazione artistica e culturale che interessava tutta l’Europa. Ed è in questa doppia prospettiva che la mostra intende presentare le varie espressioni d’arte della regione, non in termini capillari ed esaustivi, ma tramite una serie di “casi” e momenti  ritenuti esemplari dai curatori, che tengono conto delle diversità politiche, culturali ed artistiche proprie della regione.
Un capitolo decisivo è inoltre quello legato al ruolo dell’imperatore Massimiliano I, sovrano per il quale. Dürer prestò servizio. Massimiliano si fece proclamare imperatore proprio il 4 febbraio 1508 a Trento (Choronatio Caesaris) con una sfarzosa cerimonia e il vescovo Neydeck volle che la circostanza fosse ricordata nelle portelle dell’organo di Santa Maria Maggiore dipinte da Falconetto.

L’esposizione è a cura di Bernard Aikema, Laura Dal Prà, Giovanni Maria Fara, Claudio Salsi.

La presentazione della mostra di Trento al Museo Civico di Palazzo Fulcis di Belluno di martedì 23 luglio viene preannunciata come un’occasione di conoscenza. “Un periodo artistico” sostiene Bernard Aikema “di grande interesse, poco noto al grande pubblico, e mai esposto nel suo insieme, che va letto come un altro Rinascimento sorprendente e presentato secondo un’ampia prospettiva geografica e di metodo. Il Trentino – e l’attiguo Tirolo – si configura come tipica zona di passaggio e di periferia, che vede lo sviluppo di nuove forme espressive, spesso di altissima qualità”.

BERNARD AIKEMA. Laureato ad Amsterdam, professore all’Università di Nimega (Olanda) e Lovanio (Belgio), è stato guest professor a Princeton e ad Harvard, ha tenuto conferenze sull’arte veneta in molti paesi europei e nel nord America, è autore di oltre 100 pubblicazioni in inglese e italiano sulla pittura e il disegno veneziani. I metodi di ricerca spaziano dalla filologia all’iconologia, alla storia sociale dell’arte. È stato ideatore e co-curatore di mostre che si sono tenute alla Fondazione Cini, ad Amsterdam e a New York. Nel ’99 a Venezia a Palazzo Grassi cura “Il Rinascimento a Venezia e la pittura del Nord”; ha avviato l’attività della Fondazione Tiziano e Cadore impostando i metodi di ricerca del Centro Studi, del quale è stato presidente del Consiglio scientifico dal 2003 al 2020; a Roma nel 2010, alla Galleria Borghese la mostra “Lucas Cranach. L’altro Rinascimento”; a Verona al Palazzo della Gran Guardia “Paolo Veronese, l’illusione della realtà” (2014). Nel 2017 ha curato la mostra per Palazzo Ducale “Jheronimus Bosch e Venezia” ed è stato supervisore dell’esposizione “Tiziano, Tintoretto, Veronese”, allestita al Museo Puskin di Mosca. Nel 2018 ha curato a Palazzo Reale di Milano “Albrecht Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia” e nel 2022, sempre a Palazzo Reale di Milano, “Bosch e un altro Rinascimento” e nel 2024 presso il Castello del Buonconsiglio di Trento, Dürer

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SEBASTIANO GIORDANO - Il mondo in un castello: echi d'incantesimi tra curiosità e delizie delle Arti

Castello di Lusa – Feltre

SEBASTIANO GIORDANO

Il mondo in un castello: echi d’incantesimi tra curiosità e delizie delle Arti

Sabato 13 luglio 2024
Castello di Lusa – Feltre 

“Dove le acque del mare non arrivano, i flutti del cuore creano le maree”. Sono questi i versi che potrebbero riassumere l’agire della vita di un benemerito restauratore d’arte che si è voluto applicare – per un’intera esistenza – come geometra-architetto, arredatore, scenografo, collezionista abile non solo nel leggere la Storia ma tanto intelligente nel ricrearla e conservarla. A lui dobbiamo la ricostruzione architettonica e il riabbellimento d’arredo e decorativo dello strategico Castello di Lusa, a Villabruna, presso Feltre e presso il panoramico Parco delle Dolomiti bellunesi. La storia originaria dell’insediamento risale addirittura alla Tarda Età del Bronzo, perseguita in epoca protovillanoviana e poi retica e anticoromana, fino a divenire la sede feudale fortificata dei Vescovi dell’area bellunese, in sostituzione della medievale Famiglia Lusa. In pieno Rinascimento il Castello difensivo divenne proprietà residenziale dell’aristocratica Famiglia Villalta. Nei millenni, eventi sismici ed eventi bellici interessarono le vicissitudini del complesso architettonico, fino all’ultimo recente scrupoloso restauro generale durato un venticinquennio. Il patrimonio artistico amorevolmente raccolto nel tempo comprende quadri, sculture, incisioni, arredi storici, ceramiche, vetri, tessuti-costumi-vesti d’epoca tra Occidente e Oriente, strumenti musicali, strumenti tecnicoprofessionali artigianali, vari oggetti di arti applicate tradizionali, giocattoli, rarità esotiche e curiosità, oltre ad un’ampia raccolta fotografica. La visita s’inoltrerà quindi in un lungo percorso interno sostando, tra l’altro, nella Camera della Musica, nella Wunderkammer, nel Teatrino, nella Biblioteca, in un tripudio di sfide intellettuali e di sfavillii di esiti di restauri artistici nel labirintico susseguirsi di ambienti dove tutto è allusivo e così magico da risultare più vero del vero storicizzabile, mentre Arte, Artisticità e Artificiosità s’incarnano qui senza soluzione di continuità, senza attriti o frizioni stridule. Restauri, rifacimenti, rielaborazioni, rimaneggiamenti, rimodulazioni, rifusioni, ridipinture, riscalpellamenti, insomma vere “ricreazioni” attraggono il visitatore tanto da tonificarlo con una certa spensieratezza d’animo, una certa felicità e leggerezza dell’essere umano. Attualmente il Castello è anche sede del Centro per la Documentazione e lo Studio delle Arti Applicate della Cultura e delle Tecniche Artigianali Antiche” oltre a ospitare la Biblioteca di Storia dell’Arte del noto professore Terisio Pignatti.

 Sebastiano Giordano, dopo gli studi nelle Università “La Sapienza” di Roma e “Federico II” di Napoli, ha svolto ricerche e collaborazioni, tra gli altri, con Romeo De Maio, Maurizio Marini, Maurizio Fagiolo dell’Arco, Chiara Frugoni. Ha tenuto lezioni e seminari nei programmi culturali dell’Istituto di Studi Filosofici di Napoli, nell’Accademia di Belle Arti di Roma, all’Università di Bologna, alla Sapienza Università di Roma etc. Per un trentennio è stato collaboratore nella Redazione dell’Accademia Nazionale dei Lincei di Roma. Tra i suoi libri e articoli storico-artistici: San Giorgio e il drago: riflessioni lungo un percorso d’arte, Roma 2005; A proposito di Daphnis et Chloé, Roma 2006; Una nuova lettura dell’allegorismo cinquecentesco: “Igne Natura Renovatur Integra”, dal chaos alla redenzione in Giulio Romano, Roma 2007; Un’inedita volta affrescata a temi augustei nella Roma rinascimentale di papa Paolo III, Sora 2009; “Non del tuo fai dono al povero ma del suo fai restituzione”: propedeutica ad un’elargizione iconografica a tema filantropico, Bologna 2015; Introduzione alla mirabil esperimentazione mercuriale in chiave iconografica cristiana, Roma 2023; Il trompe-l’œil con la Pietà giovanile di Michelangelo dipinto da Prospero Mallerini, Todi 2024.

E’ necessaria la prenotazione a visite@tizianovecellio.it / 0435501674

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Teatro - “Il corpo, che ossessione!” La Fontana Conta

Teatro

LA FONTANA CONTA

“Il corpo, che ossessione!”


Palazzo Poli De Pol – San
Pietro di Cadore 

Sabato 22 giugno ore 20.45
Palazzo Poli De Pol – San Pietro di Cadore 

Più volte si sono portate all’attenzione del pubblico iniziative e progetti miranti alla rigenerazione sociale e culturale dei piccoli comuni minacciati dallo spopolamento.

È nota l’importanza del teatro amatoriale come pratica di aggregazione sociale e culturale, capace di coinvolgere in modo inclusivo generazioni diverse mettendo in relazione giovani e anziani in un’esperienza creativa.

Nelle piccole comunità il teatro diviene strategico perché crea comunicazione tra le persone, favorisce il benessere psicologico e migliora la capacità di socializzare.

Tali obiettivi sono perseguiti con successo dalla Compagnia amatoriale La Fontana Conta.

La Compagnia, composta da attori volontari, è un insieme di persone che generosamente si mettono in gioco e che, attraverso la recitazione diventano per la durata dello spettacolo ciò che vogliono, ma che sanno al contempo trasmettere valori con la forza dell’ironia.

Pertanto La Fontana Conta, insieme alle altre realtà presenti sul territorio, è da considerarsi un patrimonio culturale del Cadore da valorizzare per la sua funzione sociale, così da entrare nella programmazione dell’Estate tizianesca 2024 con lo spettacolo “Il corpo, che ossessione!” che andrà in scena nel bel contesto di Palazzo Poli di S. Pietro di Cadore.

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Gabriele Matino - Capolavori restaurati: Save Venice e Tiziano

EVENTO SAVE VENICE

GABRIELE MATINO

Capolavori restaurati: Save Venice e Tiziano

Giovedì 6 giugno ore 20.30
Aula civica del Museo della Battaglia – Vittorio Veneto

A partire dalla fine degli anni Settanta, l’organizzazione no-profit Americana Save Venice ha finanziato le campagne di restauro di un importantissimo gruppo di opere tizianesche che spaziano dalla giovanile Pala di San Marco oggi alla basilica della Salute, fino alle straordinarie prove della sua estrema maturità come l’Annunciazione della chiesa di San Salvador e la Pietà delle Gallerie dell’Accademia, passando attraverso capolavori assoluti come l’Assunta e la Pala Pesaro ai Frari, e la Presentazione della Vergine al tempio nelle Gallerie dell’Accademia. Inoltre, l’eccezionalità dell’opera di Tiziano ha spinto Save Venice nell’entroterra veneto, dove di recente sono state restaurate l’Annunciazione del Duomo di Treviso e la Madonna col Bambino e angeli della parrocchiale di Sedico (Belluno). Nell’obbiettivo di stimolare un confronto autenticamente dialettico tra le due discipline, questo intervento rifletterà sul ruolo che i restauri di Save Venice hanno giocato nell’avanzamento degli studi dell’opera tizianesca e, allo stesso tempo, su quanto la storia dell’arte abbia saputo orientare gli interventi promossi negli anni.

GABRIELE MATINO è Research Associate di Save Venice e curatore indipendente. Ha conseguito il Ph.D. in Art History alla University of Nottingham (2014) e ha insegnato alla University of Nottingham (2013-14) e alla University of York (2018-19). Tra le borse di studio ricevute ci sono la 3-year European Union Research Scholarship (2009) e la Gladys Krieble Delmas Foundation Grant for Independent Research in Venice and the Veneto (2014). Come Curatorial Fellow di Save Venice ha curato la mostra Arte, fede e medicina nella Venezia di Tintoretto (2018-19), e sempre come borsista di Save Venice (Research Fellow) ha pubblicato assieme alla Prof.ssa Patricia Fortini Brown il volume Carpaccio a Venezia. Itinerari (2020). Più recentemente ha curato assieme a Frederick Ilchman, Robert Echols e Andrea Bellieni la mostra a Palazzo Ducale Venetia 1600. Nascite e Rinascite (2021-22). Attualmente sta lavorando con Davide Gasparotto a un volume dedicato ai grandi restauri di Save Venice sull’opera di Tiziano, e agli atti del convegno internazionale su Vittore Carpaccio (2023) assieme a Peter Humfrey.

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Il «Riposo durante la fuga in Egitto» di Tiziano va all’asta per 30 milioni di euro


Tiziano Vecellio, Riposo durante la fuga in Egitto, Longleat House, Wiltshire, Inghilterra

Dal 1600 l'opera ha attraversato l’Europa passando di mano in mano fino a far parte della collezione del marchese di Bath e custodita nella collezione di Longleat House.

Il 2 luglio verrà messa in vendita da Christie’s a Londra il “Riposo durante la fuga in Egitto», datato attorno al 1510, entra nella collezione di Bartolomeo della Nave, ricco mercante di spezie, per poi essere acquistata dal duca di Hamilton e successivamente dall'arciduca d'Austria, Leopoldo Guglielmo VI, imperatore del Sacro Romano Impero, e passare a Maria Teresa e infine a Giuseppe II: trasferito nel 1781 nel palazzo del Belvedere a Vienna, viene però trafugato dalle truppe napoleoniche nel 1809 e destinato al museo dell’imperatore francese.

In seguito il dipinto diventa di proprietà di un possidente scozzese. Infine, nel 1878, il quadro viene acquistato dal marchese di Bath e diventa parte della collezione custodita a Longleat House. Lì è rimasto fino a oggi, tranne un significativo intervallo: nel 1995 il quadro di Tiziano venne rubato e per il suo ritrovamento fu offerta una ricompensa di 100 mila sterline. Ma solo sette anni dopo, nel 2002, venne recuperato, miracolosamente intatto, a una fermata d’autobus nel centro di Londra, custodito in una borsa ma senza più la sua cornice. A rinvenirlo fu un celebre detective d’arte, Charles Hill, ex investigatore di Scotland Yard.

È uno dei pochi capolavori ad essere rimasti in mani private. La sua storia avventurosa, sapientemente comunicata, contribuirà ad accendere l'interesse dei collezionisti mondiali tanto da prevedere una battuta da record.


Una donazione lungimirante


Giulio Fontana da Tiziano, La battaglia di Cadore, Pieve di Cadore, incisione, Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore

Una donazione lungimirante

Attraverso la donazione di una preziosa stampa, l’ingegner Giovanni Maria Susin ha legato il proprio nome alla Fondazione Centro Studi Tiziano e al Cadore.  Ha lavorato per quasi cinquant’anni nel campo della ricerca sulle acque e della progettazione di opere idrauliche, spaziando dalla gestione delle risorse idriche alla difesa idrogeologica, e proponendo frequentemente soluzioni innovative dal punto di vista tecnico e dell’attenzione all’ambiente. Al contempo, nella stimolante città di Padova, ha coltivato l’amore per l’arte, per la storia, per il suo Cadore e per Tiziano, così non ha esitato ad acquistare la rarissima stampa che rappresenta la Battaglia di Cadore, che per sua volontà lungimirante ora arricchisce la collezione del Centro Studi. La bella stampa è un’incisione di Giulio Fontana e rappresenta con qualche variazione una “battaglia” commissionata a Tiziano per la sala del Maggior Consiglio dal governo della Repubblica nel 1513 e terminata nel 1538. Fu interpretata come Battaglia di Cadore, in cui nel 1508 l’imperatore Massimiliano fu sconfitto dalla Serenissima. Purtroppo l’opera fu distrutta nell’incendio di Palazzo ducale nel 1577 e ne resta una copia agli Uffizi, attribuita a Leonardo Corona. Ora anche Pieve di Cadore, oltre al British Museum, conserva una copia dell’evento bellico grazie alla preziosa stampa del 1569. Sarà cura della Fondazione conservarla e farla conoscere insieme al suo generoso donatore.


La primavera delle arti. Una sera con Tiziano a Parigi


Institut Catholique de Paris

La primavera delle arti. Una sera con Tiziano a Parigi

Mercoledì 20 marzo, con inizio alle ore 18.30, l’Istituto Cattolico di Parigi presenterà il docufilm Tiziano senza fine (2022) affidato dalla Fondazione alla regia di Luca e Nino Criscenti. Dopo le proiezioni presso le prestigiose istituzioni museali italiane e la sosta a Vienna, ora è la volta della capitale francese, ospitata dall’ICP nel ciclo di incontri denominati “La primavera delle arti. Una sera con …” edizione 2023/24”.

In 52 minuti viene raccontata la grandezza di un artista come Tiziano lasciando parlare le sue opere accompagnate dalle immagini delle montagne del suo Cadore, insieme al colore della sua Venezia e dalla musica di Matteo D’Amico. Il grande pittore viene raccontato da Enrico Maria Dal Pozzolo, da Augusto Gentili e da Stefania Mason, che spiegano l’opera e raccontano la vita, mentre scorrono i capolavori scelti per tratteggiare al meglio le fasi della storia di Tiziano.

Il docufilm sarà presentato agli studenti e al pubblico da Stefania Mason e Michel Hochmann, grandi esperti internazionali di pittura rinascimentale veneziana così da rendere la proiezione un evento speciale. I due studiosi condurranno il pubblico verso una nuova lettura di Tiziano, mentre agli studenti offriranno spunti di riflessione in linea con gli indirizzi di studio umanistici e teologici dell’Istituto.

Le bellissime riprese del paesaggio montano avvolto nei colori bruciati dell’autunno divengono un potente strumento di valorizzazione del Cadore, la terra natale di Tiziano.

L’iniziativa viene sostenuta e promossa con attenzione e sensibilità dalla Camera di Commercio di Treviso – Belluno|Dolomiti.

Per l’iscrizione all’evento on-line:

https://www.eventbrite.fr/e/billets-le-printemps-des-arts-un-soir-avec-edition-2023-2024-807589882077?aff=oddtdtcreator


Antonio Paolucci il custode della bellezza italiana

Antonio Paolucci il custode della bellezza italiana

La Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore ricorda Antonio Paolucci, lo studioso promotore dell’arte e della cultura italiana recentemente scomparso, figura di spicco nell’ambito dell’arte e della tutela del patrimonio culturale italiani.

Nato a Rimini nel 1939, Paolucci ha trascorso la sua infanzia immerso nell’atmosfera delle antiquitas collezionate dalla famiglia di antiquari. La sua passione per l’arte rinascimentale si è radicata profondamente durante gli anni di studio a Firenze, dove ha avuto l’onore di formarsi sotto la guida del rinomato storico dell’arte Roberto Longhi. Laureatosi proprio con Longhi nel 1964, Paolucci ha poi intrapreso una brillante carriera nel mondo della tutela e della divulgazione dell’arte italiana.

Soprintendente in varie città italiane, nel 1995 Paolucci ha assunto il ruolo di Ministro della cultura. Primo e unico storico dell’arte ad aver ricoperto questo ruolo, ha dimostrato un impegno incrollabile nella promozione e nella salvaguardia del patrimonio artistico italiano. La sua direzione agli Uffizi e ai Musei Vaticani ha lasciato un’impronta duratura nel panorama culturale italiano. Ai Musei Vaticani ha rinnovato l’idea di fruizione e accessibilità delle opere d’arte, trasformando la cultura e i beni artistici in esperienze coinvolgenti ed educative.

Lo si ricorda ancora in Cadore quando nel 2005, ospite del Comune di Pieve, in occasione del Cadore doc Film Festival, ha intrattenuto il folto pubblico con un intervento appassionato su Tiziano e la Venere degli Uffizi, dimostrando una sensibilità e una dedizione notevole nella promozione della figura di Tiziano ed evidenziando il suo profondo legame con l’opera del grande pittore.

Concludendo con una citazione del compianto professore, si può comprendere appieno il suo grande amore per la bellezza e la cultura diffusa: “Il nostro Paese è un museo diffuso e questa è forse l’unica cosa che ci fa davvero unici ed invidiati nel mondo. Qui da noi il museo esce dai suoi confini, dilaga nelle piazze e nelle strade, occupa le chiese e i palazzi, moltiplica i suoi capolavori nella città e nella campagna. Tutta l’Italia è un museo a cielo aperto”.


Un “ponte” con Tiziano: la Battaglia delle Amazzoni di Rubens incisa da Lucas Vostermans


Lucas Vostermans da Rubens, Battaglia delle Amazzoni, incisione, 1623, Pieve di Cadore, Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore

Un “ponte” con Tiziano: la Battaglia delle Amazzoni di Rubens incisa da Lucas Vostermans

L’ultima acquisizione della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore, che viene ad arricchire la sua importante raccolta di stampe di e da Tiziano, è assolutamente straordinaria non solo per le sue dimensioni, ma anche per gli attori coinvolti.
L’incisione, stampata da sei lastre su fogli incollati insieme, misura infatti circa 87.3×123 cm e raffigura la Battaglia delle Amazzoni. Le iscrizioni apposte sulla stampa ci forniscono le informazioni essenziali: “Lucas Vostermans fecit”  a sinistra ci dà il nome dell’incisore, il quale intorno al 1618 entrò a far parte della bottega di Peter Paul Rubens, che aveva avviato ad Anversa un’impresa, per trarre incisioni da un certo numero di suoi dipinti, alle quali venivano aggiunte lunghe dediche a personalità importanti dell’epoca, in questo caso Alethea (o Aletheia) Talbot,  che insieme al marito Thomas Howard, conte di Arundel, mise insieme un tale numero di opere d’arte da collocarsi tra i più grandi collezionisti del tempo.

L’incisione, datata 1623, è chiaramente tratta dal dipinto di Rubens con la Battaglia delle Amazoni, conservato all’Alte Pinakothek di Monaco, del 1615 circa.
Il tema è la battaglia tra Teseo, re di Atene, e Talestri, regina delle Amazzoni, sul ponte del Termodonte, il fiume sulle cui rive, secondo la leggenda, vivevano queste donne guerriere. Due piani sono stati creati dall’artista attraverso il motivo del ponte su cui si svolge la battaglia. L’incisore riproduce fedelmente l’opera di Rubens, seppure alla rovescia come usuale in questo tipo di stampa di traduzione, ma allora bisogna domandarsi da quale fonte abbia preso ispirazione il pittore per quell’idea, dominante nella composizione, del ponte che fa da perno, col vuoto che crea al centro, alla frenesia della battaglia che si svolge sopra e alle masse di corpi cadenti ai lati. È qui che dall’ombra di un secolo prima spunta l’idea ingegnosa di Tiziano.

Al giovane artista cadorino era stata commissionata dal governo della Repubblica nel 1513 una “battaglia” per la Sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale, terminata solo nel 1538 e sfortunatamente bruciata nell’incendio del 1577. Il soggetto è al centro di un complesso dibattito critico, interpretato di volta in volta come Battaglia di Chiaradadda, di Spoleto e infine, e questa ipotesi ha prevalso, come la Battaglia di Cadore, in cui nel 1508 Massimiliano I fu sconfitto dall’esercito della Serenissima.

Quando Rubens giunse a Venezia nel 1600 per studiare i capolavori di Tiziano, Tintoretto e Veronese, il telero con la Battaglia era già perduto e ci si chiede su quale materiale figurativo abbia potuto contare. Le fonti individuate sono, essenzialmente, un’incisione di Giulio Fontana, datata 1569, dall’originale perduto, una stampa anonima in unico esemplare all’Albertina di Vienna e la copia su tela degli Uffizi attribuita a Leonardo Corona che può derivare anch’essa dall’originale, prima della sua distruzione.

Il motivo dominante resta, però. quel magico ponte al centro e allora non va trascurato il fatto che Rubens possedeva, come si desume da un suo inventario, lo splendido disegno preparatorio di Tiziano, ora al Louvre, per l’intera composizione della sua sfortunata Battaglia.


Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma


Peter Paul Rubens, Giudizio di Paride, Museo del Prado, Madrid

Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma

La mostra Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma, allestita alla Galleria Borghese, dedicata al pittore fiammingo ospita cinquanta opere provenienti da importanti musei europei e americani.

Curata da Francesca Cappelletti e Lucia Simionato, l’esposizione si inserisce nel quadro delle iniziative volte a valorizzare i rapporti culturali tra Italia ed Europa nel XVI secolo, in collaborazione con la Fondazione Palazzo Te e il Palazzo ducale di Mantova.

Lo scopo della mostra evidenzia il contributo di Rubens a una nuova concezione dell’antico e dei principi di naturale e di imitazione.

Inviato a Roma nel 1601 dal suo protettore, Vincenzo Gonzaga, Rubens copia l’antico e i quadri delle grandi collezioni romane. Al contempo esegue opere religiose caratterizzate dalla dilatazione degli spazi, dai gesti magniloquenti e dai panneggi ricchissimi. Ammira l’opera di Caravaggio, tanto da convincere il suo mecenate mantovano ad acquistare la Morte della Vergine, rifiutata dai committenti e oggi al Louvre.

Rubens interpreta l’antico vivificando i marmi, anima la pittura rinascimentale di nuova vita in un processo che anticipa il fare degli artisti barocchi e dello stesso Gian Lorenzo Bernini.

Le otto sezioni della mostra creano un percorso a tema che termina nella sala, nella sala dell’Amor sacro e Amor Profano, dedicata al rapporto tra Rubens e Tiziano. Il pittore fiammingo è affascinato dal cadorino, del quale esegue numerose copie e non solo dalle collezioni reali di Madrid. Ammira in Tiziano la capacità di dare sensualità pagana ai personaggi dei miti, riproponendola nelle sue interpretazioni.

Pittore colto, Rubens conta moltissimi committenti e lavora per le corti più importanti, con una vasta produzione. Per i suoi contatti internazionali svolge incarichi diplomatici e continua a guardare a Tiziano, contribuendo a rafforzare e a diffondere ancora di più la fama del cadorino in Europa.