Antonio Paolucci il custode della bellezza italiana
La Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore ricorda Antonio Paolucci, lo studioso promotore dell’arte e della cultura italiana recentemente scomparso, figura di spicco nell’ambito dell’arte e della tutela del patrimonio culturale italiani.
Nato a Rimini nel 1939, Paolucci ha trascorso la sua infanzia immerso nell’atmosfera delle antiquitas collezionate dalla famiglia di antiquari. La sua passione per l’arte rinascimentale si è radicata profondamente durante gli anni di studio a Firenze, dove ha avuto l’onore di formarsi sotto la guida del rinomato storico dell’arte Roberto Longhi. Laureatosi proprio con Longhi nel 1964, Paolucci ha poi intrapreso una brillante carriera nel mondo della tutela e della divulgazione dell’arte italiana.
Soprintendente in varie città italiane, nel 1995 Paolucci ha assunto il ruolo di Ministro della cultura. Primo e unico storico dell’arte ad aver ricoperto questo ruolo, ha dimostrato un impegno incrollabile nella promozione e nella salvaguardia del patrimonio artistico italiano. La sua direzione agli Uffizi e ai Musei Vaticani ha lasciato un’impronta duratura nel panorama culturale italiano. Ai Musei Vaticani ha rinnovato l’idea di fruizione e accessibilità delle opere d’arte, trasformando la cultura e i beni artistici in esperienze coinvolgenti ed educative.
Lo si ricorda ancora in Cadore quando nel 2005, ospite del Comune di Pieve, in occasione del Cadore doc Film Festival, ha intrattenuto il folto pubblico con un intervento appassionato su Tiziano e la Venere degli Uffizi, dimostrando una sensibilità e una dedizione notevole nella promozione della figura di Tiziano ed evidenziando il suo profondo legame con l’opera del grande pittore.
Concludendo con una citazione del compianto professore, si può comprendere appieno il suo grande amore per la bellezza e la cultura diffusa: “Il nostro Paese è un museo diffuso e questa è forse l’unica cosa che ci fa davvero unici ed invidiati nel mondo. Qui da noi il museo esce dai suoi confini, dilaga nelle piazze e nelle strade, occupa le chiese e i palazzi, moltiplica i suoi capolavori nella città e nella campagna. Tutta l’Italia è un museo a cielo aperto”.